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Problematica che affligge parecchie persone, perfino bambini, le palpebre cadenti possono avere diverse cause e generare fastidi più o meno importanti. Vediamo se ci sono rimedi chirurgici risolutivi e, soprattutto, se ci sono soluzioni altrettanto efficaci che evitano di finire in sala operatoria.
In gergo tecnico ptosi palpebrale, le palpebre cadenti rappresentano una problematica comune, che può essere presente dalla nascita o acquisita nel tempo. In sostanza, comporta l’abbassamento parziale o completo delle palpebre, superiori o inferiori. Come avrete facilmente intuito, il primo sintomo è facilmente visibile: una o entrambe le palpebre sono cadenti. E’ bene sottolineare che l’aspetto della palpebra può cambiare a periodi alterni, in modo graduale oppure rimanere uguale nel tempo. Come se non bastasse, alcune persone presentano una problematica evidente, mentre altri appena percettibile.
Nei casi più eclatanti, la palpebra arriva a coprire parte dell’occhio, la pupilla e l’iride, impedendo la normale visione e riducendo di molto il campo visivo. Inoltre, possono insorgere altri disturbi, come: dolore nella zona interessata, difficoltà nell’aprire e chiudere gli occhi, stanchezza della vista, mal di testa e torcicollo. In ogni modo, appena si nota qualcosa di diverso nell’aspetto del proprio sguardo è consigliato chiedere il parere del medico. Talvolta, infatti, la ptosi palpebrale potrebbe essere il campanello d’allarme di patologie gravi legate al cervello o ai nervi.
Per quanto riguarda le cause, quando le palpebre cadenti sono congenite significa che i muscoli responsabili di sollevare o chiudere la palpebra non si sono sviluppati in modo corretto. Quando la problematica insorge in seguito, invece, potrebbe essere colpa della vecchiaia, di determinate malattie (come tumori oculari o patologie sistemiche), di infortuni, di errori durante la chirurgia oculare, dell’uso di farmaci oppioidi o dell’abuso di droghe.
Generalmente, la ptosi palpebrale viene diagnosticata facilmente quando colpisce un solo occhio, ma diventa più difficile quando sono interessati entrambi. Sarà l’oculista, dopo una visita attenta, a poter confermare o meno la presenza della problematica. Quando il disturbo non è grave, quindi non causa problemi di vista o altri sintomi, la cura prevede interventi non chirurgici.
Sono efficaci esercizi oculari per rafforzare i muscoli oppure l’utilizzo di occhiali o lenti a contatto utili a sostenere la zona interessata. Nei casi più delicati, invece, lo specialista consiglierà l’intervento chirurgico.
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