Benessere

L’alleato migliore per la memoria? Il nostro adorato cioccolato

Secondo gli esperti il cioccolato può aiutare a resistere meglio alle pressioni e allo stress della vita moderna, ma non solo anche alla memoria e alla concentrazione

Il cioccolato, un ricercato piacere, un assaggio che soddisfa palato e bisogni emotivi. Oggi scopriamo che la ricerca scientifica mette in luce nuove proprietà nutraceutiche, che si sommano alle evidenze sperimentali di stimolo del metabolismo della teobromina, alcaloide simile allacaffeina.

flavonoidi sono composti costituiti da tre anelli fenolici condensati, a formare una struttura base di 15 atomi di carbonio, che hanno come sostituenti atomi di ossigeno e gruppi idrossilici, responsabili della loro attività di antiossidanti.

Stando a quanto si legge sulla rivista Neurology, sono arrivati i ricercatori della Harvard Medical School di Boston. La professora Farzaneh Sorond e il suo staff hanno condotto uno studio su 60 anziani ultrasettantenni. A parte di loro è stata somministrata per trenta giorni due tazze abbondanti di cioccolata calda al giorno.

Ricca o meno di flavonoidi, i medici si sono resi conto che gli antiossidanti del cioccolato non a caso vengono chiamati in causa per spiegare gli effetti benefici di questa sostanza sulla sostanza. Infatti, soprattutto quando si assume cioccolata fondente, i benefici sono evidenti. La conferma è arrivata facendo una semplice risonanza magnetica al gruppo che beveva la cioccolata e quello che non la beveva.

Gli studi dimostrano che…

Studi dimostrano che i flavonoidi estratti dalle fave di cacao hanno una provata attività nel prevenire e riparare i danni dei polimeri di ß-amiloide sulle trasmissioni sinaptiche neuronali, alla base della malattia di Alzheimer.

Altri studi della Columbia University hanno correlato l’azione di alti dosaggi di flavonoidi alimentari alla funzionalità del giro dentato, specifica area dell’encefalo che custodisce i ricordi e insieme all’amigdala integra la memoria alle emozioni delle esperienze vissute.

E ancora, analisi di risonanza magnetica funzionale e test cognitivi hanno messo in evidenza l’aumento della perfusione sanguigna e dell’attività di questa zona dell’ippocampo, e conseguente miglioramento della memoria.

Fonte immagine: Pixabay

Licia De Pasquale

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