Fumo: gli effetti sul DNA sono irreversibili per anni

Il fumo di sigaretta fa davvero male: lascia il segno nella salute dell’uomo a livello di DNA per diversi anni

Il fumo lascia il segno nella salute dell’uomo e questo si è sempre saputo, ma quello che ancora non sappiamo è che lascia traccia nel DNA per diversi anni.

Secondo quanto diffuso negli ultimi giorni fumare lascerebbe la sua impronta sul genoma umano, modificando l’attività dei geni con conseguenze a lungo termine anche se si smette di farlo.

Uno studio americano spiega l’effetto del fumo sul DNA

Una brutta caduta può lasciare una cicatrice sulla nostra pelle per tutta la vita, proprio come il fumo può lasciare un segno per 30 lunghi anni sul nostro Dna.

Uno studio americano pubblicato sulla rivista Cardiovascular Genetics, rivista scientifica dell’American Heart Association, spiega che i geni colpiti dal fumo “guarisce” nel giro di 5 anni dall’ultima sigaretta.

Questo significa che l’impronta “a lunga scadenza” può contribuire allo sviluppo sia di tumori che di cardiopatie e quindi la nostra salute non è al sicuro dagli effetti negativi del fumo anche si è smesso di fumare trent’anni prima.

La rivelazione dello studio americano mette in luce l’ennesima insidia che, oltre a essere una delle principali cause di tumore ai polmoni, intaccare la nostra pelle, la nostra fertilità e avere effetti di “terza mano”, riesce anche a danneggiarci a lungo termine.

Sempre più attive le iniziative di sensibilizzazione della popolazione sull’importanza di dire addio a questa cattiva abitudine e sulla prevenzione contro i tumori, e da giugno sono in vigore anche le ultime norme contro le sigarette, che con molti divieti cercano di isolare sempre di più il vizio e di dissuadere i giovani dall’acquisto di pachetti o tabacco sfuso.

Il dottor Paolo Vezzoni, ricercatore del CNR e direttore del Laboratorio di Biotecnologie Mediche dell’ospedale Humanitas, spiega:

«Diverse ricerche avevano guardato ai danni causati dal fumo sul DNA. In questo caso i ricercatori hanno guardato alle modificazioni epigenetiche, ovvero a quelle variazioni del DNA che non dovrebbero essere ereditabili e che chiamano in causa la capacità dell’ambiente di regolare il genoma».

Licia De Pasquale

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