Demofobia
Sommario articolo
Quando si parla di demofobia si fa riferimento ad una paura intensa legata alla quantità di gente che si ha intorno. Il demofobico, quindi, è una persona che ha difficoltà a trovarsi tra la folla, ad un concerto, al cinema e a volte persino in un autobus pieno di gente. Si tratta di una paura che per certi versi può ricordare quella per gli spazi aperti. Demofobia e agorafobia sono però diverse in quanto la prima non si concentra tanto sul luogo ma sul numero di persone che lo popolano.
In genere, questo disturbo ha delle cause ben precise che si legano ad un trauma vissuto proprio in un momento in cui ci si trovava tra tanta gente.
Un esempio può essere quello di una persona che su un autobus pieno si è sentita male facendo fatica a scendere e a liberarsi della gente che aveva attorno. In quel momento, uscire rappresentava l’unico modo per mettersi in salvo. E un simile trauma, una volta superato, porta a temere altri autobus pieni in quanto possibili fonti di pericolo.
Trattandosi di una fobia, purtroppo, se non trattata per tempo, anche la demofobia tende a peggiorare. Così, facendo sempre riferimento all’esempio dell’autobus, chi ne soffre inizierà ad estendere la sua paura verso altre situazioni con tanta gente, cercando di evitarle il più possibile.
Si tratta di un problema che rende molto difficile la vita sociale e che si manifesta con sintomi come:
– Nausea
– Tremore
– Pianto
– Rabbia
– Pressione alta
– Battiti accelerati
– Crisi d’ansia
– Sudorazione
– Attacchi di panico
Problemi difficili da gestire e per i quali è necessario assolutamente l’intervento di un terapeuta esperto in questa fobia.
Come già accennato, l’unico modo per guarire dalla demofobia è quello di seguire delle sedute di psicoterapia che aiutino a rielaborare il trauma scatenante e che desensibilizzino chi soffre di questo disturbo verso la paura della folla.
Per farlo ci sono diverse tecniche come l’esposizione graduale (e sempre seguita) alla folla o l’EMDR. Ciò che conta è non agire da soli ma farsi sempre aiutare. In questo modo si eviteranno errori che potrebbero portare a peggiorare la situazione rendendo poi l’eventuale terapia più lunga e difficile da affrontare.
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